Osservando l’area dello Zen emerge la regolarità nello sviluppo urbanistico, determinata dall’inserimento delle insulae gregottiane, pensate come blocchi compatti e polifunzionali, di dimensioni tali da aggregare all’interno di ciascuno di essi un intero quartiere, e resi filtranti da percorsi perpendicolari, sia pedonali che carrabili.
Si è proposta un’architettura in forte contrasto con il tessuto preesistente, generata da tagli irregolari sull’area di progetto, che trasformano il blocco di partenza in frammenti, a tre dei quali sono state assegnate le funzioni di museo, auditorium-laboratorio e blocco-servizi; gli altri frammenti diventano invece isole verdi sopraelevate con sedute lungo il loro perimetro. I tre blocchi sono infine riunificati da una copertura vetrata sotto la quale si sviluppa uno spazio pubblico di legame tra le funzioni proposte.
La negazione della regola e l’idea del taglio sono continuamente riproposti anche in prospetto, essendo i blocchi tagliati da feritoie apparentemente casuali, la cui scansione segue una regola ripetitiva per ogni 5 tagli. I prospetti interni, sullo spazio pubblico coperto, sono invece vetrati; qui non sono più i vuoti a scandire le superfici piene, ma dei frangisole metallici verticali a suddividere le superfici trasparenti.
Delle tre strutture assume rilevanza quella dell’auditorium, la cui sagoma della platea emerge, caratterizzando la sua forma nonchè la sua funzione. Il blocco-servizi ha invece uno sviluppo planimetrico trapezoidale, il cui lato più corto è una lama di vetro esposta sullo spazio pubblico. Infine il “museo sulle lotte sociali” e dedicato ai personaggi di spicco che hanno lottato negli anni contro le ingiustizie, si sviluppa con un percorso continuo attorno ad una rampa collegante i tre livelli, l’ultimo dei quali termina con un bivio di fronte al quale è il visitatore a scegliere se percorrere una rampa che assottigliandosi nella salita si conclude con una cella su un precipizio, illuminata solo da una lamiera microforata, richiamante la penombra del carcere, o se percorrere invece un percorso che porta alla “luce” del terrazzo sovrastante.
Pur proponendo un’architettura che appare come un “taglio alla regola”, i legami con il contesto sono molteplici, a partire dalla torre circolare, che ospita un ascensore vetrato e che richiama esplicitamente le torri delle insulae. Inoltre è riproposto il tema dell’area filtrante, rendendolo prioritario rispetto alla compattezza architettonica, così da rafforzare l’idea di spazio pubblico, come chiara occasione di rinascita sociale dell’intero Zen.