Le piogge acide: il male del nostro tempo

Un nuovo modo di fare edilizia

Le piogge acide sono considerate uno tra i principali problemi ambientali del nostro tempo.

Come nascono?

Il fenomeno é causato dalla presenza sempre maggiore in atmosfera di sostanze gassose prodotte dagli scarichi industriali e dalle combustioni in genere, quali l’anidride solforosa (SO2) e solforica (SO3); ad esse si aggiungono altre componenti quali il monossido e il biossido di azoto (NO, NO2) e l’anidride carbonica (CO2). Tali gas combinandosi con acqua (H2O) o con il radicale ossidrile OH¯ si trasformano in acidi:
SO2 + H2O = H2SO3 (acido solforoso)
SO3 + H2O = H2SO4 (acido solforico)
2NO2 + H2O = HNO2 + HNO3 (acido nitroso e nitrico)
NO2 + OH¯ = HNO3 (acido nitrico)
CO2 + H2O = H2CO3 (acido carbonico)
Tali inquinanti, attraverso piogge acide, neve, rugiada e nebbie, vengono depositate sulla superficie terrestre anche a grande distanza rispetto al punto di emissione delle sostanze originarie.

Si ricordi che già per natura la pioggia non si presenta neutra (pH 7) ma debolmente acida (pH 5,6) a causa di eruzioni vulcaniche, temporali, respirazione di piante e animali. Ma nell’ultimo secolo a causa di continue combustioni fossili la quantità di tali gas in atmosfera è aumentata esponenzialmente. Infatti il carbone e il petrolio contengono piccole quantità di zolfo che in fase di combustione reagisce con l’ossigeno generando anidride solforosa (SO2); ma in fase di combustione si producono anche gli ossidi di azoto che reagendo con l’ossigeno formano gli acidi suddetti.

Quali sono gli effetti sui monumenti?

Le piogge acide, oltre a colpire direttamente la vegetazione e la salute umana, sono direttamente responsabili del rapidissimo deterioramento a cui sono andati incontro negli ultimi anni edifici storici che per secoli avevano resistito ottimamente senza subire danni. Le piogge acide agiscono sui materiali esposti agli agenti atmosferici con un duplice meccanismo:
-un’azione chimica di corrosione;
-un’azione meccanica di rimozione del materiale reso precedentemente friabile e solubile.

Attraverso la condensazione dell’acqua sulle pareti dei manufatti, agevolata dalla superficie fredda di statue o palazzi non abitati, gli inquinanti in essa contenuti (in particolar modo SO2) penetrano nelle porosità. Infine l’umidità facilita la fissazione diretta dei gas a molecola polare.

I monumenti in pietra calcarea risentono maggiormente del fenomeno, in quanto l’acido solforico (H2SO4), contenuto nelle piogge acide, corrodendo il carbonato di calcio (CaCO3) di cui sono costituiti, lo trasforma in solfato di calcio, o gesso (CaSO4), successivamente dilavato dalle acque piovane; in tal modo la superficie rimanente, precedentemente colpita, risulta esposta ad ulteriori aggressioni fino ad essere del tutto consumata.

Quali sono le patologie più comuni?

A tali reazioni chimiche sono direttamente collegate tipiche patologie dei materiali lapidei, tra le quali l’esfoliazione, l’alveolizzazione e la disgregazione sabbiosa.
Nell’esfoliazione lo strato superficiale si stacca da quelli sottostanti, sotto forma di placche compatte, sotto le quali si crea un strato polveroso o gessoso, in parte rimosso assieme alla placca. L’alveolizzazione comporta la formazione di alveoli sul materiale lapideo, generati da un distacco sabbioso non omogeneo e in tempi diversi, a differenza della disgregazione sabbiosa, nella quale l’erosione è uniforme sulla superficie esterna.
Anche metalli come rame e bronzo subiscono l’inevitabile corrosione, a causa dell’acido solforico, che genera una patina verdastra sulla loro superficie.
Gli ioni nitrato NO3¯ sono invece i diretti responsabili del progressivo danneggiamento del laterizio, penetrando agevolmente nelle porosità del materiale e determinandone lo sgretolamento progressivo.

Esiste una cura?

Per la conservazione dei monumenti, se non é possibile un loro riparo in ambienti coperti, si ricorre oggi a tecniche ancora sperimentali, consistenti nel rivestire le superfici con prodotti che, oltre ad essere ovviamente incolori, chimicamente inerti ed insolubili, devono essere anche permeabili al vapore acqueo (per consentire all’umidità presente sulle superfici di sfuggire liberamente). Inoltre il trattamento dev’essere reversibile, per garantire la possibilità di un intervento in caso di necessità. Per ora i soli prodotti con queste proprietà sono i perfluoropolieteri (composti chimici di sintesi organica).

E una prevenzione?

Per ovviare a tali problematiche sarebbe necessario ridurre il più possibile le emissioni di anidridi di zolfo e di azoto, sostituendo i combustibili fossili con le energie rinnovabili.
Essendo comunque, culturalmente e fisicamente, ancora lontani da una completa sostituzione dei combustibili tradizionali, sarebbe molto importante cominciare a sensibilizzare l’opinione pubblica al problema, convincendo tutti a servirsi dei mezzi pubblici, in particolar modo nelle ore di punta.

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